Un ragionamento sull’opportunità di puntare prioritariamente su opere che oggi vengono definite minori o “piccole” ma che rappresentano un complesso molto ampio di opportunità e di problematiche da risolvere

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No alle grandi opere ed infrastrutture, …le opere delle grandi spese insostenibili, dei grandi lavori in blocco, del consumo indiscriminato di suolo, di sprechi, di gestioni oscure, di opere faraoniche incompiute ed inutili, di scorie, di rifiuti…

Perché non ripensare la politica del fare a favore del NON fare, del risparmio o, meglio, del fare tante piccole e utili cose? Vi propongo alcune riflessioni.

Abbiamo bisogno di nuove case? Di nuovi grandi quartieri? Di grandi nuovi centri commerciali?

No, assolutamente no, anzi… . Basta guardare i numeri, i dati, le statistiche; e se non siamo capaci di leggerle, basta guardare fuori dalla finestra di casa, basta passeggiare ed osservare ció che ci circonda; no, non ne abbiamo bisogno.

Forse però abbiamo bisogno di sistemare quelle attuali, di rinnovare gli edifici, di ristrutturarli, di renderli sicuri, ecocompatibili e sostenibili, di abbattere gli ecomostri o l´edificato inutile e di realizzare nuove piccole opere laddove è strettamente necessario; e, se non è necessario, ridare spazio vitale alle città e ai comuni, ridare il verde pubblico e la campagna ai cittadini… .

Abbiamo bisogno di nuove strade?

No, nuove strade portano solo ad avere nuovo ulteriore traffico. Forse abbiamo addirittura bisogno di eliminarne alcune di inutili e dannose. Abbiamo bisogno di ripristinare le vecchie ferrovie in disuso, di potenziare e migliorare quelle esistenti, migliorare la frequenza e non la velocità, la pulizia, la qualità dei mezzi, di realizzare piste ciclabili e passeggiate verdi, di finanziare il trasporto elettrico o ad emissioni zero, di incentivare seriamente e su vasta scala l´uso dei mezzi pubblici.

Forse potremmo sistemare le strade esistenti che oggi assomigliano tutte più a campi di battaglia pieni di buche e morti che a superfici viarie… Forse potremmo riasfaltarle, rifargli il fondo, renderle drenanti, mettere guard-rail e marciapiedi, sistemare il verde sui bordi, illuminare poco ma bene gli svincoli, rifare decentemente una segnaletica stradale unica,… .

Abbiamo bisogno di grandi tunnel e grandi ponti?

Se consideriamo che quelli esistenti sono vecchi, insicuri, maltenuti e assolutamente sottoutilizzati, forse sarebbe meglio prima ammodernare seriamente quelli esistenti; forse è il caso di abbattere i ponti fatti dal dopoguerra e assolutamente instabili e costruirne al loro posto di meno impattanti, più sicuri e meglio inseriti nell´ambiente circostante.

Non si tratta quindi di non fare ma, al contrario, di fare molto; di spendere, volendo, anche tutti i soldi che si vorrebbero destinare alle cosiddette grandi opere. Spenderli bene e meglio, con l´obiettivo di mettere in moto l´economia comune, delle piccole ma utili attività.

Per le grandi opere vengono creati spot e a tempo determinato relativamente pochi posti di lavoro e concentrati su poche professionalità. Una miriade di micro opere creerebbero tanti veri posti di lavoro diversificati, spesso a tempo indeterminato e nelle piccole e medie aziende; i piccoli lavori, infatti, nel tempo tendono ad autoalimentare la richiesta di gestione e manutenzione e più mercati vi beneficierebbero.

Usiamo, quindi, le decine di miliardi di euro previste annualmente per le grandi opere per alimentare la vera economia, a vantaggio, realmente, di tutti. Meno grandi opere, più qualità nella vita di tutti.

Con una manciata di euro oggi in Italia si creano incredibilmente grandi ed utilissimi progetti che spesso terminano per carenza dei pochi spiccioli di finanziamento.

Serve la riconversione integrale del modo di pensare all´economia del nostro paese.

Serve passare da una idea vecchia, pesante, lenta e macchinosa di produrre economia, ad incentivare dinamicamente e significativamente ,con tante azioni mirate, la qualità del nostro vivere quotidiano.

 

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