incontro 6, tavolo 2

Venerdì 07.02.2020 a Larzana si è tenuto il secondo incontro tematico sul tema della scuola tra tradizione e innovazione.

L’idea emersa nel corso degli incontri precedenti è quella di fare tesoro della tradizione secolare delle Regole di Spinale e Manez, e allo stesso tempo di investire nei giovani per il futuro, in particolare attraverso la scuola.

Le scuole sono presidi culturali, luoghi di confronto e innovazione. Le scuole possono favorire la nascita di comunità educanti dove insegnati, famiglie e soggetti delle comunità locale migliorano l’offerta educativa e contribuiscono a sviluppare il senso di appartenenza. Un progetto a lungo termine che può giocare un ruolo importante anche nello sviluppo socioeconomico del territorio.

 “Ciò che non si rigenera, degenera”

Nelle scuole è custodita la materia prima del futuro. Favoriamo lo sviluppo del territorio attraverso l’educazione.

**Come possiamo favorire il senso di appartenenza a partire dai più giovani?

**Come possiamo contribuire allo sviluppo del territorio attraverso la scuola?


Rispondono a queste domande presentandoci esperienze concrete:

Daniela Luisi (curatrice del libro “Scuola e innovazione culturale nelle aree interne”) ci parla del lavoro condotto nell’ambito della Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), e in particolare di quelle esperienze dove attraverso la scuola sono state messe in moto dinamiche che vanno ben oltre il tema educativo. Ci fa vedere come i temi dell’educazione e della scuola si legano strettamente a quello dello sviluppo territoriale!  Alcuni aspetti in comune alle buone pratiche individuate sono:

  • Ribaltare i luoghi comuni: la montagna come luogo fragile ma non debole perché questi territori hanno molte opportunità;
  • Per creare innovazione sul territorio è importante partire dalle vocazioni dei luoghi, e soprattutto dalle attitudini delle persone che li vivono;
  • Le idee vincenti emergono dalla collaborazione tra docenti, amministratori, famiglie e associazioni del territorio;
  • Identità e tradizione sono elementi fondamentali di questi territori ma è importante guardare anche a quello che c´è fuori, quindi favorire gli scambi e l´interazione tra risorse esogene ed endogene (es. nel Casentino- Val tiberina – si è puntato sulla risorsa bosco con un´offerta educativa innovativa e di qualità. Si è partiti dai più piccoli con la creazione di un asilo nel bosco, fino ad una formazione professionale che valorizza la tradizione secolare del casentinese legata alla filiera del legno. Questa offerta formativa ha attratto diverse famiglie provenienti da altre aree)
  • In altro esempio in cui l’innovazione didattica può divenire uno strumento di attrazione per il territorio è la Scuola di Valle a Monterosso Grana che, in contro-tendenza rispetto all´attuale trend, sta attraendo diversi studenti dal fondovalle http://www.targatocn.it/2018/12/16/leggi-notizia/argomenti/scuole-e-corsi/articolo/la-scuola-di-valle-di-monterosso-grana-sperimenta-la-robotica-educativa.html.
  • Infine, puntare sull’educazione intergenerazionale (es. a Santo Stefano di Cadore una scuola abbandonata diventa asilo e servizio per anziani. Una offerta di servizi utile sia per mantenere viva una comunità che per generare opportunità di lavoro sul territorio)

Anna Paolella, presenta l’esperienza molisana: “La natura come libro di testo”.

La Natura come libro di testo è un progetto avviato nell’area interna del Matese (Molise) a fine 2019, che ha visto coinvolte tutte le istituzioni dell’area fin dalla fase di definizione del progetto. È emersa fin da subito una forte criticità: la mancanza di conoscenza e di senso di appartenenza al territorio da parte dei giovani. Traendo ispirazione dai principi montessoriani, in cui a natura viene concepita come maestra di vita e si dà molta importanza all’esperienza nello spazio aperto, sono stati costruiti 4 percorsi che favoriscono la sensibilizzazione e la relazione con la natura e il territorio: tutela dell’ecosostenibilità attraverso l’esplorazione e la conoscenza del paesaggio; geologia e geomorfologia del Matese; cambiamenti globali ed effetti locali; ecologia e archeologia del paesaggio.

Prima fase del progetto: costituzione di una rete di scuole; creazione di un comitato scientifico a composizione mista (amministratori, associazioni operanti nel settore e centri competenti riconosciuti a livello nazionale); formazione dei docenti.

Seconda fase del progetto: fase operativa in cui si realizzano attività curriculari ed extracurriculari differenziati per diversi gradi di scuola:

•           INFANZIA: insegnamento della tutela dell’ecosostenibilità (esplorazione e conoscenza del paesaggio)

•           PRIMARIA: sviluppo di percorsi tematici sulla geomorfologia dell’area, evoluzione geologica ed ecologica nelle diverse ere;

•           SECONDARIE: (primo grado) approfondimento su conoscenza del paesaggio sotto diversi punti di vista (ambientale, storico, geografico) + studio dei reperti archeologici e fossili;

•           SECONDARIE: (secondo grado) studio della geomorfologia e della biodiversità e percorsi naturalistici

Risultati attesi: acquisizione di competenze interdisciplinari e maggiore conoscenza del territorio e del potenziale di ecosostenibilità; competenze di cittadinanza; coinvolgimento delle famiglie e delle comunità locali.

Guido Lavorgna, presenta l’esperienza di “Casa di Cipì – Educazione e accessibilità alla cultura” (Benevento)

Grazie alla rigenerazione degli spazi di un ex convento è stata creata la Casa di Cipí: progetto educativo sperimentale che lavora sulla genitorialità e sulla creazione di consapevolezza per creare comunità educanti che aumentino e migliorino l’offerta educativa.

Una “scuola del territorio” e totalmente partecipata dalle famiglie e dalle realtà associative e culturali locali per favorire una convergenza tra attività didattiche e sviluppo locale. Le forme di apprendimento privilegiano le modalità in cui la natura e la scienza possono essere vissute e insegnate attraverso l’esperienza diretta e una visione sistemica oltre i modelli tradizionali. La Casa di Cipì è una “scuola dell’infanzia di comunità” con attività didattiche che contemplino: spazi all’aria aperta; arti performative e innovazione culturale; educazione ai linguaggi e alle culture; educazione alla cittadinanza e al “pensiero positivo”. È una sorta di LUDOTECA IBRIDA in cui viene dato molto spazio alle arti.

Tutto ciò per sviluppare il senso di appartenenza al territorio attraverso l’educazione, per favorire il ri-radicamento, nella consapevolezza che tutto ciò che non si rigenera degenera,

Jose Mangione e Michelle Pieri dell´ Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa (INDIRE) descrivono il Movimento delle Piccole Scuole riportano l’esperienza di “Piccola scuola come comunità educante”.

L’Indire sostiene da anni le scuole situate nei territori geograficamente isolati, allo scopo di valorizzare la loro funzione di presidio educativo e culturale e di contrastare il fenomeno dello spopolamento. Il lavoro di ricerca e il supporto forniti dall’Istituto hanno permesso ad alcune scuole delle piccole isole e delle zone montane italiane di sperimentare modalità di lavoro comune grazie a modelli di didattica a distanza e all’uso di tecnologie come la LIM e la videoconferenza.

Questa collaborazione ha dato vita negli anni alla rete nazionale di Piccole Scuole, fondata inizialmente da quattro reti territoriali di scuole del territorio. Il primo nucleo di sperimentazione è successivamente confluito nel Movimento delle Piccole Scuole, ufficialmente fondato il 10 giugno 2017 a Favignana con la sottoscrizione del proprio Manifesto, quale strumento di condivisione di azioni e valori.

In particolare, l’esperienza/ azione condotta durante l’anno scolastico 2017-2018 con i docenti di un istituto comprensivo della Val di Susa. Il progetto vede il coinvolgimento di due plessi di scuola primaria dell’IC Bussoleno. Nello specifico hanno partecipato all’esperienza due pluriclassi (seconde e terze) composte da 14 e 18 alunni, di cui alcuni con disabilità. Per ciascun plesso ha partecipato un team formato da insegnanti 3-4 insegnanti di ruolo e di un insegnante di sostegno non di ruolo. Gli studenti, guidati dai docenti, hanno deciso di incentrare il loro percorso collaborativo/creativo sul tema del lupo una specie del patrimonio locale di cui si discute molto nella comunità (pro e contro lupo). Dopo aver scelto il tema studenti e docenti hanno coinvolto altre istituzioni operanti sul territorio, i familiari e tutti i soggetti che avrebbero potuto contribuire alla realizzazione di attività incentrate sul lupo. Per esempio, per quanto riguarda il coinvolgimento delle famiglie, una nonna ex insegnante ed esperta narratrice è stata invitata dal nipote a raccontare storie sul lupo che sono state immortalate in dei video poi condivisi con i compagni su una piattaforma attraverso cui tutti i partecipanti si scambiano i contenuti. L’esperienza è stata ritenuta particolarmente formativa, seppure non tradizionale, sia da parte dei docenti sia da parte dei familiari degli studenti che vi hanno preso parte.

Alessandro Turcato (docente) ha raccontato alcune esperienze di outdoor education e l´esperienza della scuola di Ronchi Valsugana.

  1. Campus itinerante nel bacino del Brenta (Borgo, Strigno, Centro Valsugana) partendo da alcune suggestioni suggerite dagli studenti (3 giorni di camminata).
  1. Progetti sui terrazzamenti (IIS Marie Curie – Pergine Valsugana) sviluppato con altre realtà associative dell’area;
  1. In classe con il mondo (Borgo, Levico Terme, Strigno, Centro Valsugana), progetto biennale finanziato con i Fondi UE che ha previsto momenti di condivisione di contenuti con gli studenti e altri momenti di scoperta del territorio;
  1. Geografia dei trasporti (Altipiani Cimbri: Lavarone e Folgaria) con il gruppo degli insegnanti;
  1. Il mondo nello zaino (Borgo, Levico Terme, Strigno, Centro Valsugana), sta ultimandosi, riguarda molte realtà perché fa lavorare insieme studenti di scuole diverse;
  1. Natura Magistra Vitae (Centro Valsugana, Levico Terme)
  1. Scuola di Ronchi Valsugana. Ronchi si trova in una posizione particolarmente marginale e impervia. La dirigente della scuola, in collaborazione con il sindaco pensa di rilanciare il territorio a partire dalla scuola, concepita come luogo a presidio del territorio. La dirigente ha lavorato sulla differenziazione dell’offerta formativa alle primarie in ogni plesso, puntando su delle specificità (es. sperimentazione su lingue straniere, sperimentazione in ambito artistico). L’idea per la scuola di Ronchi è quella di basarsi su 5 parole chiave: scuola laboratorio, scuola basata sulle relazioni, ambiente, competenze e ricerca, c.d. scuola delle cinque monete d’oro. Una scuola proiettata a rapportarsi con ciò che c’è intorno a sé e che non concepisce l’ambiente solo come natura, ma anche come relazione con il territorio, con gli anziani, con le persone del posto, con gli agricoltori. Una scuola diffusa in paese, che punta alla riscoperta della sua vocazione, facendo incontrare i mestieri tradizionali e i bambini per poi andare alla scoperta di altri territori. 

I compiti assegnati puntano allo sviluppo di competenze da scambiare in modo intergenerazionale e la comunità diventa educante perché ciascuno mette a disposizione le proprie (es. la mamma che sa parlare il portoghese, il papà boscaiolo che va a parlare dei tipi di legname, la mamma che in un laboratorio insegna ai bimbi a utilizzarlo).

È stato istituito un tavolo istituzionale per lanciare il progetto e un tavolo tecnico didattico (insegnanti, genitori che collaborano per la costruzione dell’offerta formativa). I progetti messi in atto dalla scuola sono numerosi e molto diversi tra loro, andando dal laboratorio del legno a quello sulle emozioni, accomunati dal metodo partecipato. La comunicazione delle attività organizzate ha permesso una crescita esponenziale degli studenti (da 16 a 35) provenienti dai territori vicini e non solo.

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