incontro 5, tavolo 1

locandina avviso incontro accoglienza generativa 10 gennaio 2020

Venerdì 10.01.2020 a Larzana si è tenuto il primo incontro tematico sul tema dell’ospitalità generativa.


Come creare nuove forme di ospitalità che possano generare opportunità socioeconomiche per la montagna?

Come fare in modo che esse contribuiscano a migliorare la qualità di vita della comunità?


Ce lo hanno raccontato attraverso esperienze concrete:

  1. : La frazione di Costalta (Comune di San Pietro in Cadore), a 1.327 m s.l.m. con 668 abitanti, si caratterizza per la sua architettura rurale di montagna, con case costruire prettamente in legno. Molte di queste a metà del Novecento sono state demolite, ma una trentina di esse sono sopravvissute all’arrivo della “modernità”, che aveva imposto un nuovo modello edilizio.

Nel 2013 un gruppo di famiglie ha deciso di mettere a disposizione la propria casa, o una parte di essa, per gli ospiti, al fine di valorizzare il paese e integrare il reddito.  L’ospitalità di questo Albergo diffuso unisce la residenzialità negli appartamenti o nelle camere (25 posti letto in totale), alla conoscenza e condivisione delle varie attività che animano il paese: eventi culturali ed itinerari naturalistici. Nelle case è offerto il servizio di pernottamento, prima colazione e, per chi lo desiderasse, anche la possibilità di cucina e ristorante presso lo storico panificio del paese che funge da reception dell’albergo diffuso.

La costante crescita delle presenze turistiche a Costauta, che in alcuni periodi registra il “tutto esaurito”, suscita un continuo interesse anche da parte di altri paesi.

  • Vivi Grumes, ad Altavalle – Val di Cembra (TN): Grumes a 860 m.s.l.m. è un piccolo borgo di 440 abitanti che negli ultimi anni ha subito un forte spopolamento. A partire da un forte senso di appartenenza al territorio, sono state sviluppate molte diverse progettualitá, attraverso un percorso partecipato che vede coinvolta la comunitá locale da diversi anni. Gli obiettivi comuni erano:
  • coinvolgimento dei giovani
  • riconversione del patrimonio pubblico dismesso
  • creazione di un’offerta di turismo sostenibile
  • creazione di posti di lavoro
  • integrazione tra agricoltura, turismo, artigianato
  • conservazione attiva dell’ambiente e del territorio

In concreto: nel 2006 il caseificio dismesso è diventato un ristorante e affittacamere; dal 2009 la malga del Sgianon è un rifugio alpino con 26 posti letto; nel 2013 la vecchia caserma dei carabinieri è diventata un ostello con 50 posti letto, il vecchio oratorio teatro e palestra, Green Grill è un punto informazioni, degustazione e vendita di prodotti tipic della Val di Cembra. Tutte le ristrutturazioni hanno puntato all’efficientamento energetico!

Lo sviluppo turistico di Grumes diventa una s.r.l. (con capitale sociale sottoscritto sia dal Comune, sia dai privati) dando lavoro ad alcuni giovani del paese. Si occupa della gestione e della promozione delle strutture attraverso eventi culturali, itinerari tematici, recupero di terreni agricoli per la produzione del biologico e tantissimo altro…

Per il futuro? Il percorso non è concluso, in questo momento si sta lavorando per mettere a disposizione un servizio di ospitalitá diffusa utilizzando stanze e appartamenti non utilizzati. Nel giro di circa 10 anni Grumes è diventata la piú piccola Cittáslow del mondo!

Per far rivivere la montagna. Unire le forze, programmazione dal basso, partecipazione e condivisione” 

“Il turismo del futuro? Parte dai cittadini residenti, dalla loro qualità della vita, dalla capacità di essere felici, dalla loro cura verso la terra che abitano. I turisti arriveranno di conseguenza”.

Carlo Pertini – Slow Food

  • Ospitar (Trentino): mira a creare un sistema di ospitalità diffusa per mettere a valore le seconde case, che nel territorio Trentino sono stimate tra le 140.000 e le 200.000 unità. Lavora a stretto contatto con l’amministrazione comunale per valutare la fattibilitá del progetto, per poi organizzare dei momenti di incontro pubblico e con i proprietari, al fine di testare la effettiva volontá di avviare un progetto di ospitalità diffusa.

Coloro i quali sono interessati a aderire al progetto con il loro immobile partecipano alla fase di “Startup degli immobili” che consiste in: sopralluogo con eventuale valutazione di lavori di sistemazione, servizio fotografico, disbrigo di pratiche burocratiche, preparazione e messa on-line. In un secondo momento viene scelta la modalità di gestione operativa dell’immobile, più confacente alle esigenze di ogni proprietario. Nel progetto si cerca di coinvolgere le attività commerciali e culturali locali al fine di valorizzarle.

I Comuni che in Trentino hanno avviato questo tipo di progetto sono numerosi: Calceranica al Lago, Tenna, Cavareno solo alcuni dei casi di successo!

Per il futuro Ospitar punta a seguire la fse iniziale di avvio del progetto, per poi lasciare la gestione degli immobili a soggetti del territorio!

  • Francesco Minora conclude con una riflessione su “il territorio come bene comune”, presentando un approccio in base al quale strutturare i percorsi di progettazione che potranno emergere dai 3 tavoli tematici in corso.

Per quanto riguarda il tema dell’ospitalità, mediante la valorizzazione di beni fisici dismessi o sottoutilizzati, propone di prevedere l’uso di una formula di gestione nonprofit che meglio si presta ad una valorizzazione rispettosa dell’ambiente e dei principi tramandati dalle antiche Regole custoditi dalla tradizione locale. I meccanismi che favoriscono l’associazione di gruppi di persone e vincolano il reinvestimento degli utili alla valorizzazione del contesto locale consentirebbero di riusare i beni dismessi come se fossero appunto un bene “messo in comune”. Mediante semplici strumenti inoltre, come LM3 (local moltiplicator 3), è possibile anche calcolare l’impatto a livello locale di questa formula di gestione.

Circa il tema della promozione territoriale attraverso eventi culturali, Minora suggerisce di trovare un messaggio di marketing coerente con il territorio locale e i valori di fondo che ispirano l’iniziativa di sviluppo locale, ad esempio richiamando la tradizione (es. Sfoiò, Filò e Falò in Vigolana) facendo però attenzione che gli eventi lascino una traccia che duri nel tempo (es. se si propone la festa della Pera si dovrebbe farlo perché il progetto locale prevede il ritorno alla coltura della pera ormai scomparsa), promuovendo pratiche inedite di uso dello spazio pubblico e privato (es. Portek Contest: arrampicarsi sui portoni), creare spazi pubblici di aggregazione anche temporanei che siano però congruenti alla vocazione del territorio (es. Sentarte ad Imer; panchine artistiche).

Infine, per quanto riguarda il tema scuola, il luogo dove si formano giovani cittadini, occorre educare i giovani all’autoregolazione e all’autogestione, sviluppandone l’autonomia e lo spirito di partecipazione. Gli studenti spesso sono semplici fruitori passivi delle attività formative proposte,. Un progetto con la scuola ispirato all’idea del territorio come bene comune dovrebbe includere la possibilità da parte degli alunni di gestire concretamente un bene messo in comune (es. un orto, una parte di bosco, la progettazione o l’arredo dell´edificio stesso ecc).

Link ai siti ufficiali delle buone prassi presentate:

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: